Tanto bisogna aspettare per fare luce su tre cose.
- Quanto i nostri nazionali, specie i più verbosi (tradizionalmente Gattuso e Vieri) hanno capito che la stagione finisce a maggio e se vale la pena di essere sempre al centro dell'attenzione o, piuttosto, tenere adeguatamente un profilo più basso.
- Quanto sono veritieri i piccoli progressi visti ieri, sotto il profilo della mentalità (si è visto, finalmente, il raddoppio di cuore e non quello dettato dal compitino), del turnover (quest'anno c'è) e del pragmatismo nel raggiungere l'obiettivo, vincere.
- Quanto una partita sulla carta facile riusciremo a renderla tale. E' su questo che si misura la consistenza di una squadra. Se a Cagliari soffriremo, indipendentemente dal risultato, avremo il segno che Ancelotti non ha più in mano la squadra: non esiste essere messi in difficoltà dal Cagliari. Senza scuse.
Capitolo Vieri, a parte.
Vero, lo abbiamo preso per segnare con le piccole, e non segna. Per ora fa segnare, e sempre nell'ottica del pragmatismo, va bene. Ieri si è mosso con criterio e spirito di gruppo. Per cui facciamo nostro il proclama lanciato ieri sera da Suma a QSVS contro i corni, i morini, i beccalosssi: giù le mani da Vieri.
Capitolo Vogel a parte.
UScendo dallo stadio si leggevano tanti punti di domanda: ma come ha giocato, si chiedeva la gente, bene o male? Il fatto di non aver chiare le idee è già un buon segno: non ha fatto errori.
Ah, due settimane sono anche quelle di chi stava davanti e ora sta dietro.
E SEMPRE FORZA MILAN