Un mercato in prestito, o prestati al mercato

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Il mercato del Milan viaggia solo su prestiti, con più o meno diritto di riscatto.
Questo significa due cose: 
1) la squadra quest'anno è zeppa di mercenari e scappati da altre società;
2) la squadra il prossimo anno sarà nuovamente da rifondare.
Progetti o non progetti, questo è un dato di fatto allarmante.
Voi che ne pensate?
Facciamo diventare trend topic #soloinprestito ?

4 commenti:

  1. E' così, una squadra di gente senza maglia. Non per colpa loro, ma di chi li ha raccattati in giro per i campi e portati a Milanello.
    E' l'amplificazione del caso Aquilani l'anno scorso: molti si lamentavano della sua scarsa grinta, ma come volete che si impegni uno a cui è stato detto che non poteva giocare più di tot minuti altrimenti erano COSTRETTI a riscattarlo.
    Quello che mi ha spaventato di più della desolante prestazione di domenica non è stata tanto la paurosa povertà tecnica (bastava leggere la formazione per esserne avvertiti, in fondo), quanto la mancanza di grinta, di orgoglio: voglio dire, tutta Italia ti ride addosso, Cassano ti vomita in testa, ma dai dimostrate un po' di orgoglio! E invece, a parte Yepes, De Sciglio e Antonini (!) gli altri giocavano con l'entusiasmo di un casellante dell'autostrada la notte di capodanno. Spaventoso.
    Ma dove sta il progetto? Dove?
    Se c'era un progetto invece di buttare soldi in Niang, Pazzini, Bojan, ti prendevi Destro, quello che stava per relegare Bojan al Malaga (grande realtà internazionale, come sapete). Ti tenevi Merkel riscattando al contempo El92.
    Ma poi è pure inutile prendere giovani. Chi insegna loro calcio? Acciuga?
    In una delle prime interviste Acerbi disse che era orgoglioso di giocare con Thiago perché, anche se fosse finito in panca, avrebbe avuto molto da imparare da un campione simile.
    Ora potrà prendere spunto da Bonera e Zapata.
    Io l'unica spiegazione che mi do a quaesta farsa è che stiano ridimensionando tutto in vista di una cessione. Non solo ridimensionamento economico (pareggi di bilancio, etc..) ma anche di immagine: chiunque subentri in una realtà del genere vuole solitamente farlo da "salvatore della patria", come lo stesso Silvio nell'86.
    Altri perché non ne vedo, davvero.
    Ciao
    Antonio

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    Risposte
    1. Ridimensionare anche l'immagine però implicherebbe anche una forte diminuzione del valore dell'A.C. Milan, cosa che danneggerebbe la famiglia del nostro unto dal signore.
      Più realisticamente penso che vogliano sopravvivere fino a quando non arrivi un'offerta a cui "non si può rinunciare"...Questa ormai è la chiave di lettura: la proposta indecente a cui non si può dire di no...
      Mi vendo i migliori giocatori prima di mettere all'asta tutta la baracca sperando però di rimanere su livelli accettabili per non distruggere l'immagine di squadra vincente costruita in 26 anni.
      Vivere di rendita fino alla conclusione che, inevitabilmente sarà un passaggio di mano.
      spero solo che quel giorno arriverà presto...

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  2. Critica, prima di commentare il post, senza sapere chi tu sei, se uno o più di uno, se maschio o femmina o trans, devo dirti che fra tutti gli organi di informazione che parlano di calcio e di Milan in particolare, da me letti e spulciati, in rete e non, sei il migliore.
    Hai uno stile graffiante e satirico(nell'accezione più alta del termine), dimostri molto spesso di essere molto informato sulla galassia rossonera, e, aspetto più interessante che ti eleva a gigante in mezzo a molti nani, da ogni tua precisazione o informativa emerge un necessario distacco emotivo rispetto ad un aspetto importante, ma non vitale, della vita quale è appunto il calcio.
    Non ne fai una questione di vita o di morte, non mostri quell'approccio, troppo consueto nell'ambiente pallonaro, per cui il Milan o il calcio in generale diventa missione di vita e, inevitabilmente anche veicolo di rabbia, frustrazione e odio.
    Dare il giusto valore alle cose che ci circondano è un passo importante per costruire una società migliore.
    Fra tutti i miei diversivi e fra tutte le mie passioni, il Milan occupa il primo gradino, ma questo non significa che in esso ripongo il senso ultimo della vita...Soffro per quei due colori, gioisco per essi e, in estrema analisi possono anche cambiarmi una giornata, ma non potranno mai fare la differenza tra la felicità e la tristezza, fra la soddisfazione e la frustrazione di una vita.

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  3. Condivido quasi tutto di quello che hanno detto quelli che mi hanno preceduto. Un unico appunto: perché prendersela con Allegri? Io ritengo che Allegri sia un buon allenatore che sa dare identità di gioco ad una squadra. Vedi Cagliari. Se gli si cambiano le carte in tavola ogni giorno come si può pretendere che lo faccia al Milan? Se mentre sta facendo la torta gli si sottraggono ingredienti o gli si promettono ingredienti che non arrivano come può il pasticcere fare un buon dolce? Manca l'attaccamento alla maglia da parte dei giocatori. Certo. Non sono così ingenuo da pensare che dei professionisti giochino solo per l'orgoglio di indossare la maglia. Però credo che anche per dei professionisti attenti alla mercede quello che si chiama orgoglio di squadra esista. Ed è stata la forza del Milan di Sacchi e Capello. Un Milan in cui dei grandi campioni venivano innestati in un tessuto già esistente, fatto dei vari Baresi, Costacurta, Maldini, Galli, Evani...Tutta gente cresciuta e vissuta solo nel Milan, che riusciva a trasmettere questo senso di appartenenza. Vedi il caso di Inzaghi che arrivato dalla Juve si è poi sentito milanista fino in fondo. Oggi a questo non si pensa. I giocatori ruotano con impressionante velocità, come detto da Critica, sono spesso in prestito, precari che sanno che il Milan sarà solo una tappa breve della loro carriera. E allora succede quello che ha lamentato Gattuso nella sua recente intervista: scarso amalgama, anche umano, indisciplina, svogliatezza...Si può costruire una gran squadra così?

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