Il nostro indagato si chiama Leonardo Meani.
Di lavoro fa il ristoratore (Isola Caprera, a Lodi).
Di secondo lavoro fa il responsabile dei rapporti con gli arbitri per il Milan.
Ecco perché è nella lista degli indagati della Procura di Napoli.
Secondo voi, quante volte avrà sentito per telefono quella "sporca dozzina" di arbitri indagati, anche solo per sapere se avevano bisogno di una macchina per andare via da S.Siro?
Di seguito, un articolo preso da AgendaLodi.it, risalente al 25 gennaio di quest'anno, riferentesi a un incontro pubblico avvenuto nel suo ristorante per la presentazione di un libro con Facchetti.
Da Agendalodi.it
25 gennaio 2006
Lodi - Avrebbe dovuto esserci anche il vescovo Giuseppe Merisi, lunedì sera, all'incontro del Panathlon per la presentazione del nuovo libro di Andrea Maietti dedicato a Giacinto Facchetti. Ma un impegno "pastorale" dell'ultima ora ha impedito l'incontro tra i due ex compagni di squadra, che da bambini tiravano calci insieme a un pallone all'oratorio di Treviglio.
Meglio il vescovo calciatore del calciatore vescovo?"Già mi sentivo un po' lodigiano per l'amicizia di vecchia data con Giancarlo Danova, seguita dagli incontri all'Inter con Giampiero Marini e con Riccardo Ferri, con cui gioco spesso a tennis proprio a Lodi. Ora il fatto che il nuovo vescovo sia un mio ex compagno di squadra e un vecchio amico accresce ancora di più la mia lodigianità". Parola di Giacinto Facchetti.
Ma com'era il vescovo Merisi da calciatore? E' vero l'aneddoto secondo cui osservatori dell'Inter del calibro di Meazza e Lorenzi, inviati a Treviglio per visionare Facchetti, rimasero impressionati anche da quel compagno di squadra che invece sarebbe stato destinato alla carriera ecclesiastica? "Non ne sono a conoscenza – ha risposto lunedì sera Facchetti -. E non posso fare confronti perchè il vostro vescovo ha quattro anni più di me. Io ne avevo 10, lui 14. Ma mi ricordo che Merisi era un ottimo difensore, giocava con disinvoltura da stopper e da mediano".
Monsignor Merisi, raggiunto telefonicamente ieri, ha ribadito l'amicizia con il concittadino Facchetti e confermato la sua grande passione per il calcio. Che segue tuttora, a quanto pare, non appena i suoi impegni glielo consentono. La squadra del cuore? Sorpresa: "La Juventus". No comment sull'eventuale proseguimento della carriera calcistica. Mette tutti d'accordo il commento di un panathleta doc come Paolo Martini: "Sicuramente sarebbe stato meglio Merisi calciatore di Facchetti vescovo". Il "galant homme" annuisce. Tutto è andato, per entrambi, per il verso più giusto.
Non solo sport. Anche il liceo e Costaverde?. Il titolo del libro presentato lunedì al Panathlon, "Ribot e il menalatte", è un omaggio al mitico Gianni Brera, che Andrea Maietti, l'autore, considera un maestro oltre che un amico.?Proprio al cavallo da tiro tra le stanghe del "menalatte" (nel caso specifico l'allenatore Helenio Herrera) si era ispirato infatti Brera per spiegare come Giacinto Facchetti fosse un fuoriclasse (Ribot, appunto) "umiliato a ronzino".?Facchetti, attuale presidente dell'Inter, la squadra alla quale era stato fedele da giocatore dal 3 maggio del '61 al 7 maggio del '78 (indossando la maglia nerazzurra e solo quella, se si esclude quella della Nazionale), è dunque il protagonista del volume.?Ma attraverso le prodezze sportive e la straordinaria umanità del "cavaliere senza macchia e senza paura", "più Parsifal che Lancillotto", del "difensore di quasi masochistica correttezza, attaccante aggiunto che combinava la potenza squassante di Riva con l'apollinea falcata di Beckenbauer", Maietti racconta ancora una volta anche se stesso e i suoi affetti. Ecco dunque i suoi primi entusiasmi di tifoso interista, le emozioni vissute sugli spalti di San Siro, con l'amatissimo papà ("Ha fatto la terza elementare, ma mi ha insegnato più lui di qualsiasi libro") o davanti a un televisore con i compagni del liceo, di diversa fede calcistica.?E riecco Costaverde: "Non lo chiamo col suo nome, Cavenago, perché Costaverde dà un'idea più suggestiva. E anche per non rischiare querele a causa di qualche citazione verosimile"). Ecco l'Adda, dove "si è creciuti a pane e nebbia", e dove Massimo Moratti ("Io rimango interista anche perché il presidente è uno come lui") è approdato in un afoso pomeriggio di agosto per partecipare ai funerali dell'ex bidella della scuola da lui frequentata a Milano.?E a Facchetti è piaciuta proprio questa abilità di Maietti di parlare di lui in un viaggio che ha raccontato soprattutto il "galant homme" del calcio italiano senza un'ossessionante pressione calcistica, in un racconto dove c'è sì un protagonista, ma in un'ambientazione divagante, quasi familiare.?"In un primo tempo Facchetti aveva risposto no - racconta Andrea Maietti -, seppur molto educatamente, alla mia richiesta di scrivere un libro su di lui. Io però ho cominciato a scrivere lo stesso, gli ho inviato un capitolo dove su dieci pagine si parlava di lui in una soltanto. E' stata la mia mossa vincente".?Il "galant homme" conferma: "Avevo rifiutato tutte le altre proposte di scrittori e giornalisti – dice Facchetti -. Poi ho capito che non si trattava del solito libro sui calciatori. Ho detto sì perché Maietti andava soprattutto alla ricerca dell'uomo".?
Alla riunione affollatissima del Panathlon Club Lodi all'Isola Caprera, è toccato all'attore-regista Carlo Rivolta declamare alcuni brani del libro. Compreso il tratto dedicato alla Terra di Facchetti, che è poi quella dell'"Albero degli zoccoli" di un altro trevigliese illustre, Ermanno Olmi. Proprio nel Trevigliese Maietti ha incontrato il protagonista del film, "Batistin", oggi ultrasettantenne.
Perché no "menalat"??Quale sarò la prossima fatica letteraria dello scrittore lodigiano Andrea Maietti? "Ce l'ho già in testa, ma la svelerò solo quando un editore mi chiederà proprio quella. Quando avevo otto anni e ho scritto la mia prima poesia, mio padre commentò: "Chel fiol chi, de soldi na farà pochi". Ecco, io per i miei libri sono stato sempre richiesto e pagato. Poco, ma pagato. Sono fiero di ciò. E ne sarebbe fiero anche mio padre".?E perché "menalatte" anzichè "menalat", in dialetto lodigiano? "E’ un compromesso – ha risposto Maietti -. L’editore è toscano, di Arezzo (Edizioni Limina, ndr). Mi ha fatto notare che lui il libro lo vuole vendere in tutta Italia, non solo in Lombardia".
Il duetto Mondonico-Meani?
L’Inter non è mai stata favorita dagli arbitri. E Facchetti elogia Mondonico, l’unico che in tv difende l’Inter dalle accuse dei giornalisti. "Dopo la partita vinta 3 a 0 col Palermo – diceva lunedì sera Facchetti – è nata comunque polemica attorno all’Inter, spulciando i motivi della cessione alla Juve di Cannavaro, un altro protagonista della giornata calcistica".?Segue la battuta dello stesso Emiliano Modonico riferita a Leonardo Meani, titolare del ristorante Isola Caprera e responsabile del Milan per il rapporto con gli arbitri. "Bisognerebbe che qualche lodigiano facoltoso acquistasse un ristorante e invitasse gli arbitri".?
Leo Meani coglie la palla al balzo e ne approfitta per un elegio a Facchetti: "Ci siamo trovati in qualche derby (anche con tensioni, problemi, errori arbitrali). E si è sempre distinto con la sua classe, la sua educazione, la sua eleganza". Del resto, "non è il Milan la squadra più avvantaggiata dagli arbitri", rilancia Facchetti.?Se ci fosse stato il vescovo Merisi, come avrebbe difeso la "sua" Juve dagli attacchi dell’ex compagno di squadra?
L'indagato
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RispondiEliminaEd in + ci vinciamo 2 scudetti.
Figa che bello.
Per le ultime news visitate www.juveinb.com che fa delle disamine molto attente e precise.
Ottima informazione.