Riceviamo e pubblichiamo.
Viale Bligny. Ore 22.30. C'è parecchia gente al ritrovo settimanale della Fossa dei Leoni, storico gruppo della curva Sud. Gente di tutti i generi, tutte le età, stessa emozione: tristezza, profonda tristezza. Quelli del direttivo presenti, i "capi" della Fossa, confermano la prima impressione ricavata alla notizia di scioglimento del gruppo: non c'è stata nessuna delazione, nessuna denuncia, non rientra nel dna della Fossa, non dopo 37 anni di gloria e onore, e qualche minchiata.
C'è stato uno scazzo pesantissimo, violento, insostenibile con le altre componenti del tifo rossonero, le brigate in particolare, per il controllo dei soldi, tantissimi, che girano attorno al tifo ultrà organizzato, biglietti, finanziamenti delle trasferte, coreografia, merchandising... BRN, Commandos e altri volevano il controllo del grano che affluiva alla Fossa, chiedevano le dimissioni di membri del direttivo, intendevano piazzare gente a loro gradita. E' evidente a questo punto che l'orgoglio e la coerenza, se di questi si può parlare in diatribe di questo tipo, hanno indotto il direttivo a sciogliere il più antico gruppo ultrà d'Italia, piuttosto che lasciarne la conduzione ad altri che non condividevano gli stessi valori, anche se mi sfuggono i valori in questo caso.
Due considerazioni:
1. la politica forse non c'entra, ma è indiscutibile che BRN, Commandos, et similia siano controllati da persone legate alla destra, spesso estrema, come il 90% delle curve italiane, e che ormai anche il tifo ultrà sia diventato un business organizzato fondamentale per i soldi che è in grado di generare a chi lo gestisce, che può finanziare anche altre attività, più o meno lecite;
2. ormai non esistono più codici d'onore tra gli ultrà, che non vanno più alle partite, in casa e in traferta, in Italia e all'estero, per sostenere in tutti i modi la propria squadra, ma solo per gestire un lauto affare, anche in accordo tra gruppi storicamente rivali (vedi l'esempio illuminante di lazio e roma). Si sono trasformati in SpA, si diceva ieri sera. Certo è che se prendi una decisione come questa, vuol dire che non hai la forza - anche fisica - per opporti ad una tendenza chiara e definita nell'ambito del tifo organizzato. O che non vuoi opporti.
Rimane lo sconforto, ma anche la dignità, derivante dallo sciogliemento della Fossa dei Leoni, che mi ha dato tanto quando dovevo crescere (ammesso che ci sia riuscito) e nei momenti difficili della storia rossonera, trasformati comunque in una splendida avventura.
Rimane soprattutto la buona fede dei più, loro sì legati alla propria squadra e ad un certo modo di intendere lo stare insieme allo stadio. Grazie, Fossa dei Leoni.
La trasformazione delle curve si inserisce in un tessuto sociale mutevole, che porta a rendere business anche ciò che fino a dieci anni fa si pensava potesse essere riservato al solo diletto.
I segnali, peraltro, c'erano già da parecchio tempo. Uno su tutti: la familiarità degli organizzatori delle curve con i vertici societari, la stampa, le istituzioni.
Non è un male, in assoluto. E non è nemmeno un male necessario. È il sistema che cambia.
Forse l'addio della Fossa sta nel corso della vita. Amaro, come amara e bella, a turno, la vita sa esserlo.
E SEMPRE FORZA MILAN